Il Salento quest’anno ha festeggiato il ritorno della bella stagione con l’inaugurazione di Doubletree by Hilton Acaya Golf Resort di Lecce, facilmente raggiungibile dagli aeroporti di Bari e Brindisi. Riaperta grazie all’accordo di franchising alberghiero con Hilton Corporate, la location oggi dispone di 96 appartamenti, incluse 10 suite, un centro congressi composto da cinque sale modulari per 600 posti complessivi, due ristoranti, un centro benessere e, vera chicca, un campo da golf 18 buche. La venue nasce da un radicale intervento di adeguamento di una location preesistente e, per scoprire come si è agito per arrivare all’attuale risultato, abbiamo incontrato Roberto Saporiti, ingegnere di Saporiti Hotel Design.
" "Come vi siete mossi per trasformare la struttura precedente in un resort di livello internazionale?
Utilizzando una concessione esistente abbiamo integrato nel complesso una serie di funzioni e di sinergie che hanno completamente trasformato l’offerta alla clientela. La nuova struttura si presenta con un centro congressi con capacità di oltre 400 posti, la nuova club house del golf, il nuovo ristorante, il nuovo bar e un centro wellness e beauty farm di alto livello. Dal punto di vista del design abbiamo reso più sofisticati gli interni, rifacendo completamente non solo gli arredi, ma anche la distribuzione stessa degli spazi. Per esempio, le camere sono state aggiornate, mantenendo il più possibile degli arredi esistenti, per minimizzare così sia i tempi sia i costi dell’intervento. Grazie alle scelte condivise con la proprietà e alla collaborazione dei fornitori, abbiamo trasformato completamente l’aspetto degli interni in poco tempo, con una serie di step che comprendono, tra i tanti cambiamenti, la posa di un rivestimento murale di aspetto raffinato e di colore caldo, la riverniciatura delle parti non piastrellate dei bagni, il rifacimento della testiera e dei comodini, la sostituzione dei materassi, mantenendo i sommier, il rivestimento dei divani e delle poltroncine esistenti con nuovo tessuto coordinato, la sostituzione dei corpi illuminanti e delle tende, l’installazione di un nuovo gruppo scrittoio, che comprende lo spazio per i nuovi televisori lcd, e l’inserimento di una sedia ergonomica, secondo le richieste del brand. Oltre a questi interventi, che definirei di tipo “estetico”, non è mancato anche un lavoro impegnativo sugli impianti, per il rispetto degli standard di Hilton, con l’inserimento, per esempio, dell’allarme acustico e della radiosveglia “Hilton” in tutte le camere, l’adeguamento dei livelli luminosi nella zona di ingresso e altre richieste in tema di sicurezza.
Può dirci qualche dettaglio sulla zona dedicata alla ristorazione?
Il ristorante esistente al primo piano è stato trasformato, ripensandolo finalizzato in modo specifico al breakfast: sono stati così modificati in modo determinante gli spazi di ingresso, in modo da poter godere, ancora prima di entrare, della stupenda vista del verde dei campi da golf che circondano l’albergo. L’ingresso ora è tutto in cristallo, con una parte semitrasparente che garantisce la privacy di chi già è all’interno ma, nello stesso tempo, consente alla luce di filtrare e dare così più respiro. Gli arredi sono stati completamente ridisegnati, così come l’illuminazione e i colori, sia delle pareti sia dei mobili.
Quali parti hanno subito una trasformazione più radicale?
Sicuramente la hall e la corte interna. La prima è stata completamente modificata, anche nel layout. Al centro della grande superficie ottagonale si trova ora il banco del ricevimento, che fa da fulcro a tutti i percorsi: l’ingresso dall’esterno, il transito dalle camere e dalla corte, il nuovo ingresso con scale e ascensore che porta direttamente al garage interrato. Sempre con l’intento di “aprire” gli spazi alla luce spettacolare della zona, e alla natura che la circonda, la hall è stata svuotata dei muri e tramezzi interni ricavando così un ampio spazio di luci e trasparenze, col quale interagiscono e giocano le architetture delle colonne tonde, degli uffici del back office e della reception centrale rotonda, sormontata da una corona di sospensioni luminose in vetro cromato. Anche la corte interna ha finalmente ricevuto l’attenzione che meritava. L’intervento è stato complesso, data la posizione al centro della struttura esistente e funzionante, ma, nonostante ciò, al centro è stata realizzata una sinuosa piscina rivestita in pietra bianca: al di sotto della corte sono stati poi ricavati gli spogliatoi, le docce e i locali tecnici della piscina, eliminando così l’impatto di strutture esterne. L’intera corte è stata quindi trasformata in un giardino che si sviluppa attorno alla piscina centrale. Gli agrumi che si specchiano nelle vetrate dei corridoi fanno da contorno ai cocus e alle strelizie delle aiuole che, con le loro forme accoglienti, delimitano le quattro zone secondo le quali sono ricavati gli spazi: una per il bar, una per il relax e due per il solarium. Tutta la superficie è stata pensata anche per essere utilizzata per cerimonie serali a bordo piscina e particolare attenzione è stata posta anche per la nuova illuminazione, sia del verde sia dell’architettura.
E per quanto riguarda le camere?
Prima delle camere parlerei dei corridoi, che sono diventati una sorta di galleria d’arte: qui, infatti, sono ospitate alcune opere che riproducono l’epopea di Acaya, valorizzate da nuove lampade a muro disegnate specificamente per questi spazi. Il layout delle camere è stato studiato per massimizzare la vista all’esterno in ogni punto delle stanze e degli spazi living. Gli arredi sono in pregiate essenze di legno naturale, laccate al poliestere lucido. Ogni suite ha tessuti e finiture di colore diverso e tutti i bagni dispongono di vasca e doccia con sedile in pietre, con cascata a lama d’acqua in ogni stanza. Il corridoio di accesso alle suite (al piano superiore, sono state ricavate cinque nuove suite, ciascuna di circa 60 metri quadrati) è rifinito con stucco veneziano spatolato a mano, e tutto l’insieme dà la sensazione di lusso e sofisticazione.
Ogni progetto riserva ostacoli: come li avete superati?
Per la progettazione, direi che il punto critico è coinciso con il mantenimento dello spirito generale dell’esistente: non è stato facile, infatti, inserire nuove soluzioni in un ambiente già funzionante, che presentava una sua forte caratterizzazione, ma mancava in alcune parti di raffinatezza e sofisticazione, oltre a soffrire di evidenti semplificazioni in fase di realizzazione. Il tutto, va sottolineato, con limiti temporali ben precisi: tutto il lavoro, infatti, è stato effettuato dopo la chiusura a metà novembre, riaprendo il 23 maggio. Per quanto riguarda la realizzazione, invece, direi che è stata particolarmente complessa, sia per la natura degli interventi, sia per l’inverno veramente piovoso che si è avuto quest’anno.
Inoltre, voler salvare il più possibile delle strutture esistenti, ha comportato anche il fatto di non poter lavorare nella corte con i normali strumenti di cui si può disporre in cantieri aperti: basti pensare che tutto il materiale e i mezzi dovevano transitare dal corridoio delle camere. Ma, nonostante ciò, le maestranze e la direzione lavori hanno saputo completare un ottimo lavoro.
Quanto è stata protagonista la tradizione locale nelle scelte di interior design?
In molte parti, sia nei rifacimenti sia nelle nuove strutture, abbiamo fatto ampio uso della pietra leccese. Abbiamo apprezzato moltissimo l’esperienza e la maestria della manodopera locale nel realizzare qualunque manufatto con estrema facilità e grande qualità. Per esempio, il rifacimento dell’ ingresso principale dell’ albergo, con il colonnato in pietra leccese, è anche un omaggio al territorio. Abbiamo poi fatto molto uso della tradizione dei muretti a secco, che contornano molte zone attorno al nuovo complesso e incorniciano l’area della piscina esterna e della terrazza del nuovo bar, integrando in questo modo maggiormente le nuove strutture al paesaggio esistente.
Come è stato pensato il centro congressi del resort?
Tutto lo spazio è suddiviso da pareti mobili e si possono ricavare fino a cinque sale, accessibili da un unico corridoio centrale.
Lo studio della planimetria è stato realizzato simulando ogni tipo di attività: dal congresso generale, alle riunioni separate, fino a cerimonie di gala e sfilate di moda. I percorsi sono stati ottimizzati, tenendo conto anche degli appositi accessi dal blocco cucine che possono servire direttamente pranzi fino a 500 ospiti.
Quali sono le dotazioni tecnologiche?
Il fatto che la sala principale possa accogliere anche cerimonie ha richiesto un’attenzione particolare al sistema di illuminazione. Ecco quindi che, a fianco di un sistema di illuminazione tecnica, utile per i congressi, è stata disposta anche un’altra serie di corpi illuminanti, su più linee di alimentazione, che garantiscono un utilizzo flessibile dell’ambiente. A livello di interior design abbiamo dovuto coniugare un ambiente raffinato, ma orientato al business, con le esigenze delle cerimonie, che richiedono invece una maggior attenzione alla decorazione.
Utilizzando uno schema comunque moderno, abbiamo così introdotto un’essenza particolarmente calda, come il pero, per garantire la necessaria eleganza a un ambiente che, altrimenti, sarebbe risultato troppo tecnico e la lavorazione sofisticata dei materiali aumenta questa sensazione di eleganza raffinata.