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Reale o virtuale?

Published on: 24 maggio 2011
I convegni che diventano eventi multicanale. L'attenzione che si perde e ritrova altrove. Dubbi, sfide e possibilità per le conferenze professionali ai tempi della rete
Sette milioni, gli iPad venduti nel mondo dal suo lancio alla fine del 2010. Quaranta i milioni di iPhone che popolano le nostre tasche. E parliamo solo di Apple. Allargando lo sguardo entrano altrettanti milioni di smartphones prodotti da Samsung, Htc, Nokia, che adottano sistemi operativi prodotti in house oppure Android, la piattaforma emergente elaborata da Google. Un universo in espansione di dispositivi mobili, che accompagnano l'uomo fuori dall'ufficio, da casa, come il guscio invisibile di una lumaca. (...) La società dell'informazione: nomade. Nomadismo. È la tendenza ultima e dominante nella produzione dei devices tecnologici. Accompagnare uomini sempre più mobili e frenetici in ogni luogo. Permettere loro di sentirsi sempre a casa, di ritrovare in un unico elemento tutto ciò di cui hanno bisogno. Le sfide? Far durare le batterie, aumentare lo spazio di storage dei dati, migliorare la velocità di connessione. Ma non si tratta solo di dati. Il volume d'informazioni che produciamo aumenta esponenzialmente quanto più siamo esposti ad un uso "nomade" della tecnologia. (...) Cosa succede quando questa massa di comunicazione ondivaga, prodotta di continuo, si siede nella platea di un convegno? Possiamo ancora credere che vi siano attenzione e concentrazioni sufficienti a garantire l'ascolto? O gli uomini che guardano dalle poltrone sono in realtà distratti dalle radiazioni dei loro due cellulari, dal calore dei loro netbook, dai pop up delle loro applicazioni? (...) Così ti reinvento l'oratoria Teleschermi. Proiezioni tridimensionali, show in realtà aumentata. Le esposizioni nei convegni assumono forme sempre più ricercate. I pochi metri che separano oratore e platea sembrano distanze infinite, da colmare di emozioni, che sappiano comunicare, avvicinarsi, coinvolgere il pubblico.(...) Ogni persona seduta in platea ha un mezzo con cui può fotografare ciò che il relatore sta mostrando: macchina fotografica o telefono, le slide più interessanti sono sempre più spesso immortalate (e poi condivise) per rimanere in memoria. Ma c'è chi sceglie misure più spettacolari. Con la ricerca prodotta nel campo della augmented reality, “realtà aumentata”, è ormai possibile produrre effetti speciali cinematografici senza ricorrere a grossi mezzi. Con il termine “augmented reality” si intendono tutti quei mezzi che permettono di far comunicare la realtà (un foglio di carta, un palco, un volto) con il mondo virtuale. Gli esempi più semplici sono i QRcode, o gli effetti che ormai tutti i computer integrano alle videocamere incorporate. Ma si può arrivare ad esempi più eclatanti. Total Immersion (una company specializzata in augmented reality) ha realizzato per Alstom una intera centrale energetica interattiva, virtuale, che veniva esplorata e mostrata al pubblico dal relatore camminando su un palcoscenico vuoto. Il contesto, anche in questo caso, fa il suo gioco. Spazi sempre più ambiziosi, dove aumentino i canali per vedere ilcontenuto dello speech, e non solo ascoltarlo: il potere è delle immagini. Spazi che sappiano creare isole di socialità, dove i membri della platea siano portati a conoscersi l'un l'altro, ad avvicinare i relatori, a creare rete, anche nella realtà. Perché l'obiettivo degli eventi professionali è che il convegno diventi non solo momento di riflessione ed aggiornamento, ma anche e soprattutto momento di confronto inter pares, di generazione di contatti. (testo tratto da "Reale o virtuale?", di F. Sironi, MICE n.57, 2011)

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