La dieta mediterranea si candida a essere riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio immateriale dell’umanità. In attesa di un parere favorevole, ecco un viaggio nel patrimonio eno-gastronomico dell’Italia con spunti e idee per meeting e incentive planner.
Forse è la volta buona. Lo scorso giugno il Senato italiano si è trovato, stranamente, concorde e unito all'unanimità nella mozione per il riconoscimento della
dieta mediterranea come patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell’UNESCO. E l’iniziativa congiunta a cui partecipano Spagna, Grecia e Marocco è, insieme, giusta celebrazione e riconoscimento, si spera non tardivo, di una ricchezza alimentare i cui benefici sono ormai ampliamente riconosciuti. Non solo: i grandi marcatori della dieta sono anche gli elementi che caratterizzano la cultura, le abitudini e il paesaggio del nostro Paese. Già, l’Italia, con le sue infinite proposte eno-gastronomiche, con i suoi prodotti di eccellenza dal bollino di certificazione protetta, è una sorta di celebrazione territoriale del gusto e dei sapori. E un’altrettanto infinita terra di viaggi intorno al cibo. In tempi contradditori, dove aumentano le vendite di alimenti precotti e surgelati, cresce la voglia di toccare con mano e scoprire i luoghi e i riti che portano poi sulle tavole il meglio della cucina e della dieta. Sale, così, l’offerta di corsi di cucina, visti come attività di team building e opportunità di relax durante
incentive e congressi, e, contemporaneamente, c’è sempre più voglia di impadronirsi delle destinazioni vivendone e apprezzandone i frutti. E, parlando di frutta, nulla come l’uva e il suo nettare può meglio prestarsi a un viaggio nel patrimonio tutto da mangiare e bere d’Italia.
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Tutte le strade portano a Bacco
Negli Stati Uniti sono oltre 27 milioni gli enoturisti (fonte Mkf research, anno 2006). Cifre da far diventare davvero piccola l’Italia (5 milioni secondo le stime dell’Università Bocconi di Milano) o Paesi emergenti come la
Nuova Zelanda, dove gli enoturisti sono passati da 80mila a 180mila negli ultimi sei anni. Però, fatte salve le debite proporzioni di vastità territoriale e concentrazione di abitanti, il Bel Paese negli ultimi anni si sta muovendo, e bene, su questo fronte. Manca, questo è vero, un portale unico dedicato al settore, ma, dalla fine degli anni Novanta, con la legge che ha istituito le Strade del Vino, oggi si contano circa
140 itinerari dedicati al nettare degli dei. Una vera mappa italiana, che porta ad apprezzare vitigni e uve, dal Veneto alla Sicilia, dal Piemonte alla Basilicata. E sicuramente una delle regioni più note in tutto il mondo per la qualità dei propri vini è la terra di Dante. Dalla Toscana provengono, per esempio,
Chianti, Morellino di Scansano, Vernaccia e un vero e proprio principe, il Brunello di Montalcino.Quasi impossibile, dunque, pianificare un evento nella destinazione senza avere l’opportunità di far accedere i gruppi a celebri aziende vinicole dove, chiaramente, non manca l’opportunità di compiere degustazioni, accompagnate da sfiziose specialità regionali e shopping goloso.
Borgo la Bagnaia Resort & Spa propone la scoperta del Chianti, Full Day Chianti Wine Tour, a bordo di una macchina privata con autista lungo più tappe: Castello di San Donato in Perano con visita della cantina e degustazione di vini e prodotti tipici; pranzo nel caratteristico paesino di Radda al ristorante “da Giovannino” e tour delle cantine di Terrabianca. Nelle vicine Marche, terre di Verdicchio, riconosciuto anche dai cugini francesi come il miglior vino da pesce, e Rosso Conero, ci si può “perdere” lungo le vie che portano ad assaporare più di una dozzina di vini D.O.C. Approfittando del soggiorno all’
Hotel Federico II di Jesi, in provincia di Ancona, si può visitare, soprattutto in serata, dopo una giornata di lavori, la cantina Monte Schiavo, distante solo sei chilometri dall’albergo, per poi proseguire con una cena tipica in un ristorante della zona, in caso di gruppi ristretti, o direttamente in hotel, per grandi numeri, con buffet a base di specialità regionali. Anche il Piemonte è meta d’elezione per gli amanti del buon bere che qui rimangono sedotti da
Barolo, Barbaresco, Barbera e Dolcetto. Relais San Rocco, situato in un pittoresco villaggio settecentesco dell’alta Val Sesia, può essere così il punto di partenza per attività di wine tasting nelle cantine di Gattinara e Ghemme, ma anche l’occasione per abbinare visite a caseifici e alpeggi per conoscere da vicino la lavorazione del latte di capra. Altro panorama e altri sapori in Veneto, lungo la Via dei Colli Euganei. Qui il percorso si snoda nel territorio toccando 43 cantine dove incontrare, tra i tanti, il nobile
Pinot Bianco, l’intenso Moscato, l’allegro Novello e l’elegante Merlot. E non va dimenticato che lungo la Strada del Vino dei Colli Euganei si riconoscono luoghi prediletti da personaggi illustri come Petrarca, Foscolo e Goethe: una full immersion di cultura e territorio offerta dalle cinque strutture dei GB Thermae Hotels di Abano Terme dove, oltre classici incontri di lavoro, vengono organizzati momenti di wineasting con sommelier che accompagnano i business man nel mondo dei profumi, dei colori, dell’uvage e del barrique. Non solo: il leisure time può essere qui incentrato su visite ad alcune delle cantine più antiche e conosciute della località, per provare diverse tipologie di vini e di invecchiamento.
Anche Milano, inaspettatamente, è un territorio di… vino. La Strada del Vino San Colombano e dei Sapori Lodigiani è infatti un percorso di circa 60 chilometri lungo il quale al “turista del gusto” viene offerto – a poca distanza da Milano – un territorio ricco di appeal. Il percorso. partendo dal capoluogo lombardo, si snoda tra le campagne lodigiane, tocca le colline di San Colombano al Lambro e giunge fino a Lodi. Questa è la terra del vino San Colombano, l’unico D.O.C., nelle sue varianti bianco e rosso, delle province di Milano e Lodi, terra da scoprire con
UNA Hotels & Resorts di Lodi, che propone un percorso pomeridiano eno-gastronomico con passeggiata nei vigneti, visita di un’azienda vinicola e degustazione.
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Vini del Sole
Anche la Sicilia rivendica con forza e sente intimamente propria la denominazione di “terra della vite e dell’ulivo” che riporta, nel segno della continuità, all’antichità più remota e alla culla della civiltà mediterranea. Sette sono gli itinerari alla scoperta dei vini della Trinachia, dall’Alcamo D.O.C. al Moscato di Pantelleria, dal Nero d’Avola alla Malvasia delle Lipari. E Atahotel Naxos Beach Resort ha approntato due pacchetti a misura di congresso e palato. Il primo, “Meeting DiVino” comprende, al costo per persona di 290 euro per un minimo di 30 partecipanti, il soggiorno di due notti in camera doppia uso singola; pernottamento e prima colazione a buffet; sala meeting con allestimento base; due coffee break al giorno; colazione di lavoro a buffet e cena di gala servita con intrattenimento musicale e degustazione di vini delle cantine Benanti. Il secondo pacchetto “Per… Bacco Meeting” presenta le medesime caratteristiche (esclusa la degustazione vini durante la cena di gala) con, in più, un tour eno-gastronomico nelle cantine Murgo. Spostandosi a sud, in Campania, il palato ringrazia per 20 vini a denominazione d’origine a cui corrispondono oltre 70 tipologie. Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Taurasi sono solo alcuni nomi che evocano il buon bere, da incontrare percorrendo le nove strade del vino che si snodano dal Cilento alla penisola sorrentina, dall’isola di Ischia a quella di Capri. Soggiornando al Miglio D’Oro Park Hotel di Ercolano si ha l’opportunità di visitare il Parco del Vesuvio e le sue aziende vinicole, imparando anche a realizzare piatti tipici della tradizione partenopea grazie a corsi di cucina e degustazione tenuti dallo chef.
Bianco e nero
Altro prodotto simbolo della grande cucina italiana è, senza dubbio, il tartufo, vero re dei tuberi, tanto raro e ambito da arrivare a costare, per alcune varietà pregiate, oltre 3.000 euro al chilogrammo. Indiscussa capitale del tartufo bianco è Asti, dove si tiene la “ricca” asta dedicata di un alimento a cui, nel Medioevo, si attribuiva la capacità di provocare sull’essere umano un effetto estatico. Già nel Settecento il tartufo piemontese, raccolto nel territorio delle Langhe e del Moferrato, era considerato, nelle corti europee, un cibo ghiotto e, in tempi moderni, nel 1933 il Times di Londra lo celebrò come “re dei tartufi”. Per provare l’emozione di avvistare un tartufo o, più semplicemente, di gustarlo, l’Albergo L’Ostelliere di Monterotondo di Gavi, in provincia di Alessandria, propone, da ottobre a novembre, un pacchetto di due giorni con degustazioni di vini nelle cantine di Villa Sparina, camminate tra i boschi con un esperto trifolau e il suo cane e visite guidate. Altre grandi zone di produzione della varietà bianca sono San Miniato, in Toscana, e Acqualagna, nelle Marche, ma non manca la varietà che, più diffusa e, quindi, più “abbordabile” si trova in Umbria, nella zona di Norcia dove, a febbraio, si tiene la consolidata Mostra-mercato per uno shopping da veri intenditori.
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Non solo salumi
Ma tutta la nostra penisola è un patrimonio da mettere in tavola, con eccellenze invidiate, ed esportate, in tutto il mondo. Che dire, per esempio, dell’infinità varietà di salumi che valorizzano praticamente tutte le regioni? In Trentino Alto Adige, per esempio, carne salada e speck sono tentazioni a cui è difficile opporre resistenza, anche blanda. E certo le barriere cadono a La stube del Golf, ristorante del
Golf Hotel Madonna di Campiglio, dove i prodotti proposti sono affettati direttamente in sala con la classica affettatrice manuale Berkel, un capolavoro dell’industria meccanica di fine Ottocento.
Certificato da una corona, e celebre in tutta Europa, è il dolce Prosciutto di Parma, preparato da circa 200 produttori concentrati nella parte est della provincia di Parma, in particolare nella zona di Langhirano. E proprio nella cittadina si trova il Museo dei Prosciutti e dei Salumi di Parma che propone un interessante percorso che consente di ricostruire il processo di produzione, dal suino ai salumi, dei pregevoli prodotti dell’arte salumaria (per gruppi di massimo 25 persone, prenotazione obbligatoria, possibilità di degustazioni). Altra vera chicca del territorio parmense è il Culatello di Zibello, tutelato dal Consorzio che ne garantisce la provenienza da quella fascia di terra che corre lungo il fiume Po e la lavorazione antica e artigianale. Tutelato dal 1996 dalla D.O.P, al salume ricavato dalla coscia dei suini adulti è dedicata anche una strada che permette di scoprirne i segreti, percorso di gusto comodamente raggiungibile dall’
Hotel Parma e Congressi, posto nella nuova area progettata da Renzo Piano. Proviene dalla vicina Toscana il Lardo di Colonnata, salume a indicazione geografica protetta tipico dell’omonimo paesino sulle Alpi Apuane, in provincia di Massa Carrara. Qui il lardo del suino viene stagionato in conche di marmo dalla temperatura e dall’umidità particolari e uniche che ne rendono inimitabile sapore e consistenza. Ma anche i vegetariani trovano eccellenze di sapori lungo tutto il territorio italiano. Le province di Forlì-Cesena, Rimini e Pesaro-Urbino, sono, per esempio, la zona tipica di produzione del formaggio di fossa che, vero e proprio D.O.P., viene conservato, chiuso in sacche di tela, in fosse scavate nel tufo: da non perdere, il 25 novembre, a Sogliano al Rubicone, il rito, ormai divenuto festa, della sfossatura dei formaggi. E poi, come non citare il Parmigiano Reggiano, a cui è dedicato l’omonimo museo a Soragna, in provincia di Parma; il Castelmagno piemontese, stagionato da due a cinque mesi in grotte naturali o malghe d’alta quota; i vari Pecorini (sardo, toscano, romano e siciliano); la mozzarella di bufala campana, formaggio fresco prodotto con latte di bufala; l’Asiago, di origine medievale prodotto in Veneto e Trentino; la Fontina valdostana, risalente al 1270 e la Ricotta romana, dal caratteristico sapore dolciastro già apprezzato ai tempi di Marco Porzio Catone. Proprio quest’ultimo latticino può essere gustato al Ristorante Rossini dell’
Hotel Quirinale di Roma, dove lo chef Mauro Pavia ha inserito nel menu, accanto ai grandi classici della tradizione capitolina, proposte sorprendenti come le trofie con melanzane, basilico e Nutella o il riso alle fragole ed erba cipollina.
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Dolci delizie
Cardine della dieta mediterranea, con colorati e gustosi prodotti della terra sono la frutta, spesso base di dolci sfiziosi, e le verdure, capaci di esaltare sapori e appeal visivo di tanti piatti. Chi sa resistere a tutte le tentazioni fuorché a quelle di gratificanti dessert, conosce bene il richiamo delle mandorle, che, in Sicilia, celebrano il loro aroma. All’
Hotel San Paolo Palace di Palermo, per esempio, le pause all’aperto dei lavori congressuali sono ingentilite da manicaretti su cui primeggiano i dolcetti creati con la morbida pasta di mandorle, seguiti, chiaramente, da classici cannoli con ricotta e canditi e, in estate, dal gelo di anguria con pistacchi e dalla fresca granita al limone. Altro frutto irresistibile, tanto che si dice “una tira l’altra”, è la ciliegia che dà il meglio di sé a Vignola, situata ai piedi delle colline tra Modena e Bologna. La produzione cerasicola classica inizia normalmente nella seconda metà del mese di maggio con la maturazione del primo “durone Bigarreau” e prosegue con la ciliegia “mora di Vignola”, una varietà che presenta le migliori caratteristiche dal punto di vista organolettico. Con il mese di giugno maturano i duroni di colore scuro come il classico durone “Nero I” famoso per le sue caratteristiche di polpa intensa e gustosa e la classica “Anella”, un durone color rosso fuoco dalla polpa particolarmente consistente. Tra le varietà tardive (a metà giugno) sono da citare il durone “Nero II” e il “Ciliegione”, particolarmente gustosi e ricchi di qualità nutritive. Un vero trionfo di delizie che può essere comodamente raggiunto dai numerosi hotel a vocazione congressuale della zona, come l’
AC Hotel Bologna e, a Modena, le tre strutture di
Hotel Reale Fini, brand storico della tradizione gastronomica italiana.
Rimanendo nella bella cittadina dell’Emilia Romagna, non si può perdere una visita alle acetaie dove viene prodotto l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena che, apprezzato già nel Rinascimento dagli Estensi, è oggi tutelato dal marchio di denominazione d’origine protetta. Caratterizzato da un aroma intenso e inconfondibile, affinato (invecchiato almeno 12 anni) o extravecchio (invecchiato almeno 25 anni), è il condimento ideale non solo di insalate, carne e pesce, ma anche di frutta, fragole e pesche in primis. E, parlando delle chicche estive gialle e bianche, non si possono non citare le pesche di Monate. A ovest di Varese, in Lombardia, il territorio di Travedona Monate, piccolo borgo affacciato sull’omonimo lago, è conosciuto non solo per la coltivazione, ma, soprattutto, per la lavorazione artigianale delle pesche sciroppate, particolarmente sode e gustose e protagoniste di dessert da gustare ai tavoli dei ristoranti dell’
Hotel City e dell’
Hotel Europa di Varese. Rimanendo in territorio lombardo, ma spingendosi quasi al confine con la vicina Svizzera, si arriva a Cantello, dove viene coltivato un particolare tipo di asparago: bianco, con la punta rosata, consistente e saporito anche dopo la cottura. Gli organizzatori che pianificano un evento sul territorio nel mese di maggio possono, con il supporto di Varese Convention Bureau, organizzare un’escursione nella località la seconda domenica del mese, quando si svolge una sagra con vendita e assaggi di questo prelibato ortaggio.
Ma tante sono, nel nostro Paese, le verdure che meritano di essere protagoniste del palato, come, per esempio, le cipolle rosse di Tropea e i peperoni di Carmagnola. Le prime, coltivate in Calabria tra Nicotera, in provincia di Vibo Valentia, e Campora San Giovanni, in provincia di Cosenza, sono uniche per la dolcezza del sapore e la ricchezza di valenze nutritive; i secondi, prodotti nelle varietà rosse, gialle e verdi in Piemonte nelle province di Cuneo e Torino, vedono la loro celebrazione a Carmagnola, in settembre, con la Sagra del Peperone.
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