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Fuori-BIT, l’intervista integrale ad Alessandro Morelli, Assessore al Turismo, Marketing Territoriale, Identità del Comune di Milano

Published on: 19 maggio 2011
Il 18 e 19 febbraio scorso il fuori salone ha visto protagonisti enti e consolati di tutto il mondo: due giorni di eventi in diverse zone e location della città all’insegna dei legami tra Milano e gli Stati coinvolti. Ne abbiamo parlato con l’Assessore.
Per la prima volta la BIT ha avuto un fuori salone d’eccezione: i luoghi e i patrimoni artistici della città hanno fatto da scenario a eventi internazionali realizzati da enti del turismo e consolati. Una collaborazione “insolita” tra enti e organizzazioni governative, che vede nell’assessorato al Turismo, Marketing Territoriale, Identità del Comune di Milano il principale promoter e organizzatore. Ne abbiamo parlato con l’assessore Alessandro Morelli, poco prima dell’evento. Riportiamo qui l’intervista integrale. Dal 17 al 20 febbraio Milano al centro dell'attenzione del settore turistico: un'ottima occasione per promuovere la città in vista dell'Expo del 2015… Fuori-BIT è nato proprio con questo obiettivo: promuovere Milano in un’ottica internazionale. Perché se è vero che in città convivono 890 etnie, è altrettanto vero che qui hanno sede più di 90 consolati. Questo significa che Milano è una città internazionale e l’amministrazione comunale, attraverso l’assessorato al turismo, intende evidenziarne questa caratteristica anche attraverso una manifestazione nuova come Fuori-BIT. Come è nata l'idea di estendere anche a questa fiera la formula vincente del fuori-salone? È nata dalla prospettiva di promozione della città. Abbiamo pensato a una manifestazione internazionale in ottica Expo. Perché fin da ora siamo consapevoli che nel 2015 sarà difficile organizzare manifestazioni ex novo, se non altro per una questione di budget, ma sarà più facile gestire eventi costruiti ed elaborati negli anni precedenti. Vogliamo quindi arrivare al 2015 con un evento che avrà avuto il tempo di crescere gradualmente e affermarsi fino ad avere un format consolidato. Come hanno reagito i consolati e gli enti del turismo a questa proposta un po' inconsueta? All’inizio con un po’ di incredulità. E del resto non è una cosa da tutti i giorni che un’amministrazione comunale metta a disposizione i propri luoghi e il proprio sistema per consentire ad altri Stati di mettersi in mostra. Il claim della manifestazione è “Il mondo a Milano e Milano nel mondo”: ciò significa che tutti gli eventi dei due giorni del fuori salone devono avere un link con la nostra città. I legami che Milano ha con i vari Paesi costituiscono il filo conduttore di tutto ciò che abbiamo progettato. Il nostro lavoro di preparazione si è svolto cercando un equilibrio tra le richieste e le proposte di consolati ed enti del turismo e le potenzialità e la visibilità dei luoghi e degli operatori milanesi. Qual è stato invece il riscontro tra i commercianti, i professionisti e gli operatori milanesi coinvolti? Sicuramente buono. E per il futuro contiamo di riuscire a fare anche meglio. Abbiamo cercato di incentivare l’aspetto giovane e internazionale della città, secondo una strategia piuttosto innovativa: i giovani talenti hanno la possibilità di promuoversi gratuitamente presso un vasto pubblico e l’amministrazione comunale può offrire servizi e prodotti di qualità a una platea cosmopolita. In questi due giorni, per esempio, sei giovani ristoratori aprono i loro locali al pubblico: cucinano menu degustazione e finger food per un vasto numero di visitatori e hanno la chance di dimostrare la loro abilità e inventiva presso le delegazioni di vari Paesi. Ci soffermiamo un attimo sul  programma delle due giornate del Fuori-BIT? Il programma del 18-19 febbraio è vasto e articolato e coinvolge palazzi storici, gallerie d’arte e interi quartieri. La scelta dei luoghi è stata oculata: abbiamo voluto dare sia ulteriore visibilità a sedi già conosciute, sia un nuovo impulso a zone meno note come il quartiere Isola. Presso il palazzo della Provincia, tanto per fare qualche esempio, si esibiranno le ballerine di flamenco spagnole. In vari luoghi ci saranno presentazioni di vini tipici di varie nazioni e un bus a due piani con a bordo una band slovena attraverserà la città suonando brani di Goran Bregović e canzoni di cantautori milanesi. Quanto incidono i costi della manifestazione sull’amministrazione comunale? Penso che siamo stati bravi e, probabilmente, fortunati nel trovare soluzioni che non hanno avuto un grosso impatto sul nostro budget. La sinergia con Fiera Milano Congressi e la sensibilità verso l’evento e la sua formula riscontrata presso gli operatori ci ha consentito di organizzare una manifestazione di grande portata con investimenti limitati. L’attenzione verso settori leisure comporterà un maggiore coinvolgimento anche verso una tematica business come la creazione di un vero e proprio convention bureau a Milano? Assolutamente sì. É notizia delle scorse settimane la candidatura di Milano tra le quattro città finaliste, portata vanti da Fiera Milano Congressi e sostenuta dal Comune, per ospitare dal 2013 al 2017 il Mobile World Congress, il più grande evento dedicato agli operatori della telefonia mobile. E a fine 2011 è prevista l’inaugurazione del più grande centro congressi d’Europa, con 18.000 sedute, una plenaria da 4.500 posti e 54.000 metri quadrati di spazi espositivi. L’amministrazione è molto attenta alle tematiche legate turismo congressuale e sta tentando di migliorare l’offerta per il tempo libero dei business men con vari progetti. Pensa che il congressuale potrà essere un importante valore aggiunto per l’Expo? In questo periodo stiamo lavorando proprio secondo questa ottica. Credo che Milano potrebbe essere un ottimo polo congressuale per i convegni medici e per gli eventi del benessere, così come, per posizione geografica, per le manifestazioni legate al settore agro-alimentare.

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